Sabato 4 giugno si è disputata, alle 20.45 al Mapei Stadium di Sassuolo, la finalissima scudetto della Serie A Primavera.
Le contendenti al titolo di campione d’Italia erano la Juventus di Fabio Grosso e la Roma di Alberto De Rossi; la sfida è stata a lungo contesa e ai rigori l'ha spuntata la Roma grazie anche a un super Crisante.
Come nel massimo campionato di Serie A la sfida Roma - Juve è sempre molto accesa, anche nella finale scudetto della Primavera non si tratta di una semplice e comune partitella.
Dopo varie parate e giocate di qualità da entrambe le parti, dopo i primi 40' in cui domina quasi interamente la Roma, che si trova a fronteggiare una Juventus più cauta, arriva proprio il vantaggio dei bianconeri: fallo ingenuo di Di Livio in area di rigore e l'arbitro non ha dubbi. Si incarica il numero 8 della battuta, Kastanos: Crisante intuisce, ma il tiro è potente e Grosso può esultare. E al 45' altro brivido per la Roma: gran destro da fuori area di Zappa, Crisante immobile e traversa piena. Si va negli spogliatoi sullo 0-1.
I giallorossi soffrono la mancanza del terzino "soffio di vento" Nura e delle squalificate punte Tumminiello e Sadiq, ma è l'unico reduce dell'attacco titolare Ezequiel Ponce a sistemare la faccenda: dopo appena 2' dalla ripresa, l'argentino raccoglie un pallone vagante spedito da calcio d'angolo nell'area juventina e con un sinistro chirurgico non lascia scampo a Audero. Parità ristabilita, grazie al settimo gol in 6 gare del bomber giallorosso. Seguono ancora giocate di classe e parate importanti come quella dello juventino su una gran botta di Ndoj e la sfortuna di Cassata che a difesa giallorossa superata sbaglia il tap-in calciando addosso al compagno Pozzebon; poi al 90' è la volta della Roma: cross di Anocic dalla sinistra, sponda di Ponce per il neoentrato Spinozzi (aveva sostituito circa 30 secondi prima Ndoj) che di prima calcia addosso a un difensore, ma sulla respinta insacca di testa. Corre ad esultare ma è costretto ad arrestarsi subito perché l'arbitro ha annullato per un fuorigioco che non c'era, perché Zappa lo teneva in linea. Il match si protende quindi ai supplementari, scarsi di emozioni a causa della stanchezza delle due squadre; l'unica botta di vita è data dal 10 romanista, Di Livio, che sbaglia un gol relativamente facile e conclude una serata non particolarmente brillante con la sostituzione allo scadere.
Si giunge ai rigori ed è qui che si vede la reattività di Crisante: di rigori ne para ben due agli juventini (Vadalà prima e Favilli dopo, nella serie a oltranza), sbaglia il romanista Marchizza che spedisce fuori ma le mani del portiere giallorosso e la freddezza di Grossi consegnano la vittoria alla Squadra della Capitale.
Leonardo Ghiani